Non c'è pace per le economie emergenti. Il Sudafrica, il paese più industrializzato del continente e parte integrante dell'acronimo Brics (Brasile, Russia, India, Cina e, appunto, Sudafrica), è caduto in recessione tecnica, dopo che il Pil si è contratto per due trimestri consecutivi.
L'economia è scesa dello 0,7% nel secondo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti. Da gennaio a marzo la diminuzione era stata del 2,6% su base annua.
La valuta del paese, il rand sudafricano, ha reagito con forti cali. Dal primo gennaio, rispetto all'euro, è scesa di oltre il 15%. Diminuzioni più consistenti sono state rilevate solo per il real brasiliano, la lira turca e il peso argentino.
Gli investitori nel paese sono stati puniti dal crollo della moneta sudafricana. Prendendo a riferimento i 500 maggiori fondi di investimento nella categoria "economie emergenti", sia nazionali che internazionali, i capitali investiti direttamente nel paese africano ammontano a oltre 34 mld di euro, secondo i dati Morningstar.
Il forte rallentamento della crescita economica nello stato africano avviene in un momento nel quale il suo presidente, Cyril Ramaphosa, entrato in carica all'inizio dell'anno, sta tentando di introdurre nuove riforme sociali, tra le quali un piano per concedere la terra agli agricoltori neri quasi 30 anni dopo la fine dell'apartheid. E, al contempo, sta cercando di attirare investimenti esteri per 100 miliardi di dollari.