Alla fine le temute parole sono arrivate. E suonano come un monito anche per altri Paesi, tra i quali l’Italia. Il primo ministro del Giappone Fumio Kishida ha spiegato in Parlamento che la terza economia al mondo rischia di non poter più funzionare come società a causa del calo del tasso di natalità.
Si stima che il paese del Sol Levante abbia visto meno di 800 mila nascite nel 2022. Per avere un termine di paragone si consideri che negli anni Settanta quella cifra superava i 2 milioni. Il problema della denatalità è particolarmente acuto in Giappone anche perché l’aspettativa di vita è aumentata negli ultimi decenni: c’è un numero crescente di persone anziane e un numero in calo di lavoratori per sostenerli.
L’arcipelago evidenzia la seconda percentuale più alta al mondo di persone di età pari o superiore a 65 anni (circa il 28%). C’è infatti uno Stato che mostra percentuali ancora più alte: è il piccolissimo Principato di Monaco. Uno scenario che ha indotto il premier nipponico ad insistere sulla necessità di raddoppiare la spesa per i programmi per l’infanzia.
Secondo alcune stime, la popolazione giapponese (ora poco sotto i 125 milioni di abitanti) scenderà da un picco di 128 mln del 2017 a meno di 53 mln entro la fine del secolo.