Beirut e il Libano non vivono una fase fortunata. Il Covid19, che non attenua la sua diffusione, e la crisi finanziaria mai vissuta prima, nemmeno durante le guerre. Nel paese mediorientale da alcuni mesi la tensione è altissima, tornata ai limiti di un nuovo conflitto fra il partito-milizia sciita Hezbollah e Israele.
Il Libano, 6,8 milioni di abitanti, è un paese che non produce nulla e importa tutto ciò che consuma. La disoccupazione è alle stelle e l’inflazione è fuori controllo. Il livello dei prezzi al consumo è salito del 50% al mese negli ultimi 90 giorni. E la lira libanese ha perso gran parte del suo valore.
Sembra ormai insanabile la spaccatura tra la stragrande maggioranza della popolazione, ridotta alla fame (persino l’Esercito ha scarsa disponibilità di cibo), e l’elite politica e finanziaria che detiene le proprie ricchezze all’estero.
La fortissima esplosione al porto di martedì 4 agosto rischia così di mettere una pietra tombale su un paese già agonizzante.