Ora anche il Perù parla cinese

Ora anche il Perù parla cinese
Xi Jinping e Dina Boluarte (presidente del Perù)

Pechino ha messo a segno un (altro) significativo risultato strategico: l’inaugurazione del porto di Chancay, finanziato e controllato al 60% dal colosso della logistica cinese Cosco. Chancay sarà il più grande scalo marittimo della costa occidentale del Sud America e il primo nella macroregione a essere gestito da una società della Repubblica Popolare.

La sua realizzazione nel quadro delle nuove vie della seta (Belt and Road Initiative) rientra tra gli sforzi di Pechino per respingere il contenimento americano nei Mari Cinesi, penetrare nel cuore dell’Oceano Pacifico ed espandere la propria presenza alle porte degli Stati Uniti.

Lo scalo marittimo, situato a 75 chilometri da Lima, ospiterà le navi portacontainer più grandi al mondo (con una capacità tra 18 mila e 25 mila Teu; un Teu corrisponde a 20 piedi di lunghezza, 8 piedi di larghezza e 8,5 piedi di altezza) e ridurrà di 23 giorni il tempo di trasporto delle merci tra la costa cinese e il Perù.

La messa in funzione dell’opera dovrebbe essere propedeutica all’espansione della rete ferroviaria regionale. Nel segno dello slogan “da Shanghai a Chancay”, per collegare le nuove vie della seta al sentiero degli Inca.

Sin qui, gli Stati Uniti sembrano aver sottovalutato l’interesse di Pechino per l’America Latina. La Cina è il più grande partner commerciale di tutti i paesi di questa parte di mondo, Messico escluso.

Ad attirare la seconda economia al mondo sono innanzitutto le cospicue risorse naturali locali, la richiesta di investimenti infrastrutturali e la prossimità geografica agli Stati Uniti.

Fonte
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