“Verso le 10 potrei combinare l’appuntamento con quello, ci sbrighiamo poi con quella là, e poi a pranzo siamo con Cesa. Come la vedi?”. I progetti dell’imprenditore in odore di ‘ndrangheta Antonio Gallo e del suo interlocutore Tommaso Brutto, all’epoca consigliere comunale di Catanzaro, si realizzano pochi giorni dopo questo dialogo intercettato il 26 giugno 2017.
Il 7 luglio gli agenti della Direzione investigativa antimafia li vedono pranzare insieme all’ex onorevole Lorenzo Cesa, leader nazionale dell’Unione di centro, e Francesco Talarico, segretario dell’Udc in Calabria, assessore al Bilancio nella sua regione. Si ritrovano al ristorante romano ‘da Tullio’. Per quel pranzo Cesa è indagato per associazione a delinquere con l’aggravante di aver agevolato la ‘ndrangheta.
Il riscontro starebbe in altre intercettazioni, dove Cesa non c’è, ma si parla di lui. Per esempio il 28 giugno 2017, quando Talarico dice che “lui (Cesa ndr) gli fa conoscere pure ad uno che è inserito in tutti questi Enti...”. E Brutto risponde: “Sì, sì, bravo... Una volta che noi gli facciamo il contatto, Antonio (Gallo, ndr) sa come addentrarsi”. Poco dopo Talarico spiega che “lui” (Cesa, ndr) presenterà a Gallo un amico consulente di vari enti Enac, Eni, Telecom, Anas.
In un altro pranzo il 31 gennaio 2018, Gallo è con Talarico e Antonino Pirrello, altro imprenditore inquisito. “Sono stato vicino a Cesa... quindi... sai...”, dice Talarico. Poi Gallo chiarisce la sua strategia: “Soldi non ce ne servono, che ne abbiamo... Grazie a Dio lavoriamo, stiamo bene... Però ci serve un referente”.
Per questa ricerca di contatti Gallo, Talarico, Brutto e Pirrello sono indagati anche per voto di scambio politico mafioso: appoggio nella campagna elettorale in cambio di ingressi nel mondo politico e delle imprese di Stato.