“Caro Marcello, caro Fedele, è stata davvero una bella mattinata nella quale alcuni ‘vecchietti arzilli’, come quelli di Cocoon, hanno ritrovato il gusto del sogno”. Inizia così la lettera segreta che Denis Verdini avrebbe inviato a Dell’Utri e Confalonieri per illustrare la strategia per portare Berlusconi al Quirinale, come riporta il Tirreno che l’ha anticipata. Il messaggio, scritto dai domiciliari, e sembra essere “una lucida analisi” con cui Verdini suggerisce ai consiglieri di Berlusconi la strategia per affrontare la partita del Colle.
“Finora si è giocato sul piano esclusivo della comunicazione - mette nero su bianco - ma fra 12 giorni a ciò che si comunica dovrà seguire ciò che si fa. Altrimenti sarà un disastro”. Quella di Berlusconi – continua – “è una legittima ambizione e nessuno del centrodestra può negargli questa opportunità”.
Ma, con la caccia ai peones, il Cavaliere “ha dato informalmente - scrive ancora Verdini - certezze su presunte disponibilità di voti” fuori dal centrodestra e la sua candidatura “ancora soltanto ipotizzata” ha “scavato una fossa” con il centrosinistra, che ora sarà tentato “dalla soluzione dell’Aventino” proprio come il centrodestra fece con Prodi.
Verdini poi strizza l’occhio al ‘genero’ Matteo Salvini: “Ciò che non si può pretendere” dal leader della Lega è che “rinunci al tentativo di esercitare un ruolo da king maker”. Ovvero, “gli si può chieder lealtà ma non fedeltà assoluta. Un’eventuale sconfitta sul Quirinale pregiudicherebbe la sua carriera politica”.
Che fare, dunque? Intanto Berlusconi garantisca che Forza Italia starà ancora nel centrodestra: “Niente patti con Letta e Renzi”, via “il chiacchiericcio” dai giornali sulla possibilità che possa appoggiare, in caso di suo fallimento “Draghi, Amato o chissà chi altro, spaccando il centrodestra”. Perché “se Salvini o Meloni capissero che il ‘Nostro’ ha seconde carte o piani B, sarebbe l’intero centrodestra a saltare per aria”.
Verdini elenca 10 punti con cui provare a eleggere Berlusconi, tra cui il fatto che Silvio non faccia trapelare giudizi negativi su possibili candidati di centrodestra, e che riconosca a Salvini “l’agibilità politica del risultato”.
Ma se “sfortunatamente” il sogno non dovesse realizzarsi, “Silvio deve permettere a Salvini (il gruppo di grandi elettori più grande) di portare a termine l’obiettivo di eleggere un presidente di centrodestra, fornendogli tutto il suo appoggio”.
Se alla quarta chiamata il Cavaliere non fosse eletto ma avesse tutti i voti del centrodestra – conclude Verdini - potrebbe “ritirarsi con dignità”. Ma se non ottenesse neppure quelli “sarebbe un disastro. E ancora peggio per chi lo ha portato a questo punto”.