Da quando il Regno Unito ha votato a favore dell’uscita dall'Unione europea nel 2016, la Svizzera ha cominciato a preoccuparsi. E ora che il momento del divorzio si avvicina – il 29 marzo 2019 – sale la tensione a Berna.
Ma perché l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue dovrebbe costituire un problema per la Svizzera, che peraltro non è mai entrata nell'Unione? La ragione risiede nei complessi accordi bilaterali tra Berna e Bruxelles, negoziati per oltre due decenni, dopo che il paese elvetico decise nel 1992 di non aderire all'Ue.
L’Unione, tuttavia, rappresenta il maggior partner commerciale della Svizzera, che ha strette relazioni con il Regno Unito proprio grazie alle intese siglate dall’Ue. Ad esempio, il solo settore elvetico delle macchine utensili ha venduto nel Regno Unito l'anno scorso prodotti per un valore complessivo vicino ai 2,5 miliardi di franchi.
Visto che il governo svizzero non può instaurare nuovi rapporti bilaterali con la Gran Bretagna prima che l’uscita dall’Ue sia effettivamente avvenuta, Berna ha optato per una strategia per ridurre al minimo l'incertezza, denominata "Mind the Gap". L'idea è di cercare di evitare un vuoto normativo nel caso in cui il Parlamento britannico dovesse respingere l'accordo sulla Brexit approvato a Bruxelles.
Nel 2017 il Regno Unito è stato il quinto più grande mercato estero della Svizzera. L’export britannico rappresenta, invece, il sesto mercato per il paese elvetico. Che i rapporti tra i due Stati siano intensi lo dimostrano anche i 150 voli aerei diretti al giorno.
D’altronde, a fare gola ai britannici, sono i prodotti industriali hi-tech, l’industria meccanica e componentistica, oltre al comparto chimico-farmaceutico. Tutti ambiti nei quali la Svizzera è tra i leader globali.
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