La spesa militare globale cresce a ritmi vertiginosi. Ma i pacifisti dove sono?

La spesa militare cresce a ritmi vertiginosi. Ma i pacifisti dove sono?

Negli anni ‘70, il presidente francese Francois Mitterrand a un certo punto se ne uscì con una frase, all’epoca, provocatoria: “I pacifisti sono a Ovest, i missili sono a Est”. C’era la Guerra fredda, e in Germania si manifestava contro lo spiegamento di missili statunitensi in risposta a quelli dell’Unione Sovietica. Secondo il presidente socialista, si era dinanzi al paradosso per cui il pacifismo rischiava di lasciare l’Europa occidentale senza difese.

Oggi il mondo è un altro: non c’è traccia di pacifisti, da nessuna parte. Eppure le spese militari stanno schizzando alle stelle un po’ ovunque. Osservando i dati Sipri, il 2022 ha battuto tutti i record di spese militari: 2.240 miliardi di dollari. D’altronde è stato l’anno dell’invasione dell’Ucraina, delle continue manovre cinesi attorno a Taiwan e di un incremento generale delle tensioni. Ma la tendenza era già evidente da tempo.

Negli ultimi mesi si sono susseguite comunicazioni che annunciavano l’aumento dei bilanci per la difesa in molti Paesi: Germania, Polonia (dove raggiungeranno il 4 per cento del Pil), Giappone (nella terza economia al mondo raddoppieranno), Cina (qui invece aumentano per il ventinovesimo anno consecutivo) e Francia. In Russia, Vladimir Putin ha dichiarato che “non ci sono limiti alle spese militari”.

Il Sipri Yearbook 2023, pubblicato il 12 giugno, evidenzia anche il ritorno dell’aumento delle testate nucleari sparse per il globo dopo la riduzione avviata alla fine della guerra fredda. L’incremento è dovuto soprattutto alla Cina, con 86 nuove testate nucleari prodotte in un anno, mentre Russia e Stati Uniti restano a un livello elevato ma stabile.

L’elemento sorprendente è che nessuno sta contestando queste spese militari che sembrano non suscitare alcun dibattito. Come se la preoccupazione provocata dai conflitti avesse frenato qualsiasi contestazione. Perfino i verdi tedeschi, al governo, sono i primi a sostenere lo sforzo militare. Putin aveva previsto anche questo? Forse, no.

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