La guerra in Ucraina, deflagrata due anni fa, ha causato centinaia di migliaia di morti e reso l’Europa più povera e insicura. E dal 24 febbraio 2022 lo scenario è mutato: ora si discute su come aiutare l’Ucraina a mettersi in sicurezza e a conservare i quattro quinti del suo territorio non occupati dalla Federazione Russa con l’invasione.
D’altronde – come dimostra un sondaggio dello European Council on Foreign Relations - nel Vecchio continente sembra ormai radicata l’idea che l’Ucraina non sia in grado di vincere, a meno di un allargamento del conflitto alla Nato che potrebbe provocare anche una guerra nucleare.
Forse è il caso di pensare a un Piano B che non vuole dire arrendersi all’autocrazia di Putin, ma prendere atto che Zelensky questa guerra non la può vincere. Ci sono state pesanti perdite territoriali, ma la Crimea era già stata persa nel 2014 e il Donbass è assediato da tempo da una guerra civile.
Non che per Putin le cose siano così perfette: voleva mettere in crisi la Nato e l’accerchiamento atlantico con l’ingresso di Finlandia e Svezia è diventato più stringente. Guerra e sanzioni lo hanno costretto a riorientarsi sulla Cina e a ricorrere all’aiuto militare di Iran e Corea del Nord. Ha dovuto affrontare la rivolta di Prighozhin (poi eliminato). L’economia regge ma nel medio termine per stessa ammissione del Cremlino potrebbe subire contraccolpi.
In tale contesto sembra profilarsi un Piano B. Anche se l’Occidente non vorrebbe dare l’impressione di darla vinta a Putin, gli alleati di Kiev sembrano voler preparare il terreno a un qualche accomodamento. Lo stesso progetto sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato appare in rallentamento.
Del resto l’ex Capo di stato maggiore Usa Mark Milley in questi due anni ha più volte ribadito: “Questa guerra non la vincerà davvero nessuno dei due e finirà al tavolo di un negoziato”. Il Piano B era noto e accettato sin dall’inizio dall’Occidente?