Macron contro Mosca (e anche Berlino)

Macron contro Mosca (e anche Berlino)

La possibilità di inviare truppe occidentali sul campo di battaglia ucraino, aleggiata da Macron nelle scorse settimane e ribadita nell’incursione televisiva dei giorni scorsi, è solo l’ultima manifestazione di una radicale metamorfosi nell’atteggiamento francese rispetto al conflitto per procura tra Russia e Stati Uniti (ovvero quello in corso in Ucraina), la cui logica si inscrive nella profonda trasformazione in corso degli equilibri geopolitici del Vecchio Continente.

La variazione retorica francese ha soprattutto una dimensione europea e antitedesca. Proponendosi come paladino della causa ucraina e ricorrendo a toni più muscolari, Macron spera di guadagnare credito presso quei paesi dell’Europa centro-orientale che aspirano a una sconfitta definitiva della Russia e che refrattariamente rientrano nella tradizionale proiezione di influenza di Berlino.

E sulla guerra in Ucraina, la spaccatura franco-tedesca è più profonda che mai, come risulta evidente dalle contrastanti concezioni su quale debba essere l’architrave dell’architettura di sicurezza europea.

Per la Germania il riferimento è ancora Washington. Per la Francia, che è ormai l’unica potenza nucleare in ambito Ue e nutre aspirazioni di egemonia continentale, la difesa dell’Europa non dovrebbe essere a carico di soggetti esterni.

E il crescente alone di dubbio sul sostegno dell’America all’Ucraina, nonché lo spettro di un disimpegno americano dal Vecchio Continente, offre un inedito spazio di manovra in tal senso.

Alla Francia manca tuttavia almeno un requisito essenziale: la capacità di affiancare all’arsenale atomico l’esercizio di una deterrenza che vada oltre i confini dell’Esagono, cioè la credibilità necessaria a persuadere tanto i paesi europei quanto la Russia che Parigi potrebbe fare di tutto per salvare Varsavia o Praga, se non per Kiev.

Una prospettiva che appare però difficile da immaginare anche solo guardando all’entità degli aiuti militari francesi inviati all’Ucraina, di dimensioni piuttosto modeste rispetto a quanto elargito da altri paesi Nato, con la Germania in testa.

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