
Giorgia Meloni sperava di giocare una partita diversa con Donald Trump. Sui dazi, soprattutto. E sull’Ucraina. Puntava a diventare fin da subito l’europea capace di parlare con la Casa Bianca, senza intermediari.
La premier non rinuncia all’obiettivo, ci crede ancora, ma per il momento deve gestire un dato di realtà: il tycoon sta colpendo l’Europa, senza troppe distinzioni. E così, la presidente del Consiglio ha dovuto compiere nelle ultime ore alcuni passi informali. Ad esempio, ha comunicato alla Commissione europea che l’Italia sarà compattamente al fianco di Bruxelles nella reazione alle barriere doganali imposte da Washington. “Ai dazi si risponde con i dazi”.
Un concetto, questo, che la presidente del Consiglio ha condiviso con Ursula von der Leyen. Non era scontato, anche perché nel corso dell’ultimo Consiglio europeo, lo scorso 3 febbraio, Meloni aveva contestato alcuni colleghi – Emmanuel Macron in particolare - che con questo stesso slogan reclamavano reazioni uguali e contrarie verso gli Stati Uniti. “Trump è un negoziatore - la tesi meloniana durante il summit - e sarebbe un errore scegliere la strada del muro contro muro”. E invece non è così, almeno in questa prima fase e per reagire ai dazi statunitensi.