“Sono particolarmente orgoglioso del fatto che tutti abbiamo ribadito l’impegno contro l’insicurezza alimentare adottando la dichiarazione di Matera. E sono molto orgoglioso che l’adozione sia avvenuta qui, confermando il ruolo di leadership dell’Italia. Abbiamo discusso di come contrastare l’impatto della pandemia e promuovere una ripresa inclusiva e resiliente”. È quanto ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
“Al di là delle differenze e delle distanze di alcuni Paesi al tavolo del G20, siamo tutti d’accordo che sul cambiamento climatico dobbiamo cooperare – ha spiegato Di Maio -. E anche dove ci sono differenze, dobbiamo cercare con tutte le nostre forze di affrontare insieme il tema dello stravolgimento climatico e rendere sostenibili le nostre società”.
“L’Africa è un interlocutore fondamentale per fronteggiare le sfide comuni in una prospettiva di partenariato paritario – ha aggiunto il ministro degli Esteri -. Credo che il G20 abbia il dovere di sostenere l’Africa per uscire da questo periodo difficile e per entrare in una fase di crescita sostenuta e sostenibile. Ha risorse immense, bisogna agire per liberare questo enorme potenziale”.
“La riduzione della povertà, la sicurezza alimentare e sistemi alimentari sostenibili sono fondamentali per porre fine alla fame, incoraggiare la coesione sociale e lo sviluppo della comunità, ridurre le disuguaglianze socioeconomiche sia tra i paesi che all’interno, sviluppare il capitale umano, promuovere l’uguaglianza di genere e l'emancipazione dei giovani e promuovere la crescita economica inclusiva globale e lo sviluppo sostenibile”. È quanto hanno affermato i ministri degli Esteri e dello Sviluppo del G20 adottando la dichiarazione di Matera, con cui si impegnano a “rispettare le priorità della sicurezza alimentare intensificando gli sforzi per garantire un’alimentazione sicura e adeguata per tutti, porre fine a tutte le forme di malnutrizione, preservare l’agrobiodiversità e fare affidamento su scienza, innovazione, pratiche commerciali avanzate e comportamenti responsabili che integrano le conoscenze tradizionali, la cultura alimentare locale e le migliori pratiche al fine di raggiungere gli obiettivi” dell’agenda Onu, ossia la fame zero nel 2030.
Presi per il PIL
Parole e concetti indubbiamente importanti che le prime venti economie al mondo hanno fatto proprie impegnandosi a raggiungere ambiziosi obiettivi. Ma al di là di una lunga elencazione nel documento finale non viene spiegato come tali obiettivi saranno raggiunti. Eliminare in 9 anni il problema della fame nel mondo sarebbe auspicabile ma appare oggi utopistico. Così come sul clima non si tiene abbastanza conto della posizione dei due paesi più popolosi al mondo. Cina (che ha snobbato l’incontro, collegandosi in video conferenza) e India, infatti, dopo aver visto per decenni i paesi occidentali inquinare senza limiti, non vorrebbero pagare il prezzo di ciò che non hanno commesso. Per affrontare e risolvere i problemi del mondo non bastano fumosi annunci. Occorre, soprattutto, indicare il percorso da seguire. E qui i nodi vengono al pettine.