Rapire e uccidere Assange: il piano dell’Amministrazione Trump e della Cia

Trenta ex funzionari dell'amministrazione Usa e della Cia raccontano i dettagli della guerra del governo americano contro il fondatore di WikiLeaks, accusato di aver pubblicato nel 2017 documenti top secret

Rapire e uccidere Assange: il piano dell Casa Bianca e della Cia
Julian Assange

Era il 2017, Donald Trump si era insediato da pochi mesi alla Casa Bianca e Julian Assange - fondatore di WikiLeaks - da cinque anni viveva rintanato nell’ambasciata dell'Ecuador a Londra.

Fu allora che i vertici della Cia e l'amministrazione Usa presero in considerazione l'ipotesi più estrema: un piano, con diverse possibili opzioni, per rapire (e al limite anche uccidere) Assange nel caso avesse tentato di fuggire dalla sede diplomatica con destinazione la Russia di Putin.

A rivelarlo sono trenta ex funzionari dell’amministrazione Usa e della Cia che raccontano i dettagli della guerra del governo statunitense contro il fondatore di WikiLeaks, accusato di aver pubblicato documenti top secret.

WikiLeaks è un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che riceve in modo anonimo, grazie a un contenitore protetto da un potente sistema di cifratura, documenti coperti da segreto (di Stato, militare, industriale, bancario) e poi li carica sul proprio sito web. Lo scopo ultimo è quello della trasparenza da parte dei governi quale garanzia di giustizia, di etica e di una più forte democrazia.

Il sito fece la sua prima apparizione su internet nel dicembre 2006, in occasione della pubblicazione di un documento che provava un complotto per assassinare i membri del governo somalo, firmato dallo sceicco Hassan Dahir Aweys. Nella seconda metà del 2007 fu resa disponibile una cospicua documentazione riguardante, in particolare, la guerra in Afghanistan e l’uccisione sommaria di civili. La gestione del Campo di prigionia di Guantánamo è uno dei casi più celebri venuti alla conoscenza del grande pubblico grazie a WikiLeaks.

Nel 2008 il sito web fu chiuso per decisione di un tribunale californiano dietro le pressioni della banca svizzera Julius Bär, ritenutasi diffamata da documenti che l’accusavano di supportare l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro sporco. Il 29 febbraio 2008, lo stesso giudice che aveva imposto la chiusura autorizzò la riapertura del sito web.

Fino alla resa. L'11 aprile 2019 il fondatore di WikiLeaks Julian Assange fu arrestato all'ambasciata dell'Ecuador a Londra dopo che Quito revocò la concessione dell'asilo al giornalista australiano.

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