Se si analizza la crisi ucraina in un contesto più ampio, a emergere è l’intero sistema di double standards in uso in Occidente. L’accademico Ilan Pappé ha individuato quattro falsi postulati che sono alla base del coinvolgimento dell’establishment occidentale nella crisi ucraina. Ne deduce quattro lezioni.
Lezione numero uno: i profughi bianchi sono i benvenuti, gli altri meno. La decisione collettiva e senza precedenti da parte dell’Ue di aprire le porte ai profughi ucraini non passa inosservata, se si considera la chiusura dei confini attuata dalla maggior parte dei Paesi europei nei confronti dei rifugiati provenienti dal mondo arabo o dall’Africa, a partire dal 2015. Una realtà variegata, prodotta da anni di colonialismo e imperialismo europeo, che gli attuali governi d’Europa si ostinano a negare e ignorare mentre perseguono politiche migratorie fondate sugli stessi principi razziali che hanno permeato il loro colonialismo e imperialismo in passato.
Lezione numero due: si può invadere l’Iraq, ma non l’Ucraina. È difficile trovare un’analisi che sottolinei il fatto che Stati uniti e Gran Bretagna hanno violato il diritto internazionale e la sovranità di uno Stato quando, con una coalizione di Paesi occidentali, hanno invaso l’Afghanistan e l’Iraq. L’occupazione di un Paese al fine di raggiungere le proprie finalità politiche, non è un concetto inventato da Vladimir Putin in questo secolo: è stato introdotto e giustificato come strumento politico dall’Occidente.
Lezione numero tre: in alcuni casi i neonazisti possono essere tollerati. Prima che scoppiasse questa crisi, i media occidentali progressisti, come The Nation, Guardian, Washington Post, ci mettevano in guardia contro il crescente potere dei gruppi neonazisti in Ucraina e su come avrebbero potuto influenzare il futuro dell’Europa e del mondo. Gli stessi giornali, oggi, sminuiscono la portata del Neo-nazismo in Ucraina.
Lezione numero quattro: abbattere un grattacielo è un crimine di guerra solo se accade in Europa. Uno dei primi atti del presidente Volodymyr Zelensky è stato il ritiro dell’Ucraina dal Comitato sull’Esercizio dei diritti inalienabili del popolo palestinese delle Nazioni unite. Nelle interviste rilasciate durante i selvaggi bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza nel maggio 2021, Zelensky ha affermato che l’unica tragedia a Gaza era quella vissuta dagli israeliani. Sarebbe come dire che i russi sono gli unici a soffrire in Ucraina. I bombardamenti vanno condannati, chiaramente, ma i leader che oggi si dicono sdegnati sono rimasti in silenzio mentre Israele radeva al suolo la città di Jenin nel 2000, il quartiere di Al-Dahaya a Beirut nel 2006 e Gaza City in una operazione dopo l’altra, nel corso degli ultimi quindici anni. Ma nessuna sanzione nei confronti di Israele è stata mai nemmeno discussa, figuriamoci applicata, per tutti i crimini di guerra commessi dal 1948 a oggi.
Legittimare a livello internazionale l’invasione di Paesi sovrani e tacere sui processi di colonizzazione e oppressione ai danni di altri, come la Palestina, porterà a ulteriori tragedie in futuro, in Ucraina come in ogni altra parte del mondo.