“Nella carta delle Nazioni Unite tutti i membri sono uguali, sullo stesso livello, a prescindere da dove si trovano sul mappamondo. Credo che bisogna pensare a quello che c’è scritto nella Bibbia, nel Corano, nella Torah: siamo tutti uguali. Mi sembra strano che qualcuno pensi di essere diverso o migliore”.
Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, in apertura dei colloqui con il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Con Kiev “i colloqui vanno avanti, si tengono online, speriamo ci siano risultati positivi. Ma senza un accordo sulla Crimea e sul Donbass non è possibile firmare garanzie di sicurezza sull’Ucraina”, ha aggiunto Putin.
Il tentativo di dare un ruolo alle Nazioni Unite nella gestione della crisi umanitaria risultata dalla guerra e possibilmente nei negoziati di pace sembra al momento fallito. D’altronde le aspettative sulla missione di Guterres erano basse, anche per il ritardo con cui avviene, più di due mesi dopo l’inizio del conflitto.
Se da un lato non sembra essere avvenuto alcun passo in avanti, dall'altro il clima sembra andare dritto verso un ulteriore deterioramento. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha spiegato al segretario generale dell’Onu (l’incontro tra i due è avvenuto poco prima di quello tra Guterres e Putin): “Con l’invio delle armi dell’Occidente il negoziato è difficile”.
Un avvertimento al quale ha replicato Londra. Per il governo britannico è “interamente legittimo” l’uso da parte ucraina di armi fornite dalla Gran Bretagna. Lo ha dichiarato il viceministro della Difesa, James Heappey, precisando che “in primo luogo è l’Ucraina che decide gli obiettivi non coloro che producono o esportano le armi. In secondo luogo è interamente legittimo perseguire gli obiettivi per distruggere la logistica degli oppositori e le loro forniture, garantendo sempre la salvaguardia dei civili”.
Se Kiev può utilizzare armi ricevute dall’Occidente per colpire sul proprio territorio la Federazione, la Russia a sua volta potrebbe prendere di mira i paesi della Nato. L’avvertimento è firmato dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.