Kalia è uno degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Per la legge internazionale è illegale. Eppure, i suoi 300 abitanti si dedicano all’agricoltura coltivando palme da dattero, meloni, ciliegie e pomodori. E al turismo. C’è ad esempio il Kalia Kibbutz Hotel. Chi vuole prenotare un soggiorno, lo trova su Booking.com.
Booking Holdings è un’azienda statunitense proprietaria di diversi marchi di siti e piattaforme dedicati ai viaggi. Tra questi, Booking.com che ha la propria sede nei Paesi Bassi e nel febbraio del 2020 è stato incluso dalle Nazioni Unite nel database delle 112 aziende coinvolte negli insediamenti israeliani illegali. Il motivo? Promuovere strutture come il Kalia Kibbutz Hotel che sorgono su terreni illegalmente occupati da Israele. Il problema riguarda anche altre piattaforme, come Airbnb e Expedia, per restare nel settore turistico.
Nonostante alcuni passi avanti, il colosso del turismo continua a fornire ai potenziali visitatori informazioni ritenute da “Don’t buy into occupation”, una coalizione di 26 organizzazioni palestinesi ed europee, troppo scarse circa la natura dell’occupazione dei territori palestinesi. Oltre al fatto che, secondo l’organizzazione, queste strutture non dovrebbero nemmeno comparire sul sito, dato che si trovano su terreni illegittimamente sequestrati ed espropriati, Booking.com starebbe guadagnando grazie a crimini di guerra e crimini contro l’umanità, traendo di fatto profitto da alloggi in insediamenti illegali.
Tra gennaio 2018 e maggio 2021 quattro banche europee (Deutsche Bank, BNP Paribas, HSBC e Standard Chartered) hanno fornito a Booking Holdings prestiti per 590 milioni di dollari e 1,6 miliardi di dollari in sottoscrizioni. Inoltre, i primi 20 investitori europei (partecipazioni azionarie e obbligazionarie) di Booking Holdings detengono investimenti per un totale di 12,19 miliardi di dollari. I quattro più grandi investitori sono BPCE Group, Janus Henderson, Crédit Agricole e il Fondo sovrano norvegese.
Nel complesso, sono 672 gli istituti finanziari che hanno relazioni con 50 aziende attivamente coinvolte nei territori illegalmente occupati da Israele. Banche, asset manager, compagnie di assicurazione e fondi pensione. Con un totale di 114 miliardi di dollari in prestiti e altri servizi, e 141 miliardi in partecipazioni azionarie o obbligazionarie.