I ribelli sono entrati a Damasco, la capitale della Siria, l’esercito ha abbandonato l’aeroporto e i militari in città si sono arresi. Sono state aperte le porte del carcere “delle torture” di Sednaya, simbolo del potere del presidente Bashar al-Assad. Le milizie hanno il controllo delle strade, della radio e della tv pubblica.
Le sorti di Assad, da un quarto di secolo al potere dopo averlo ereditato dal padre Hafez per trent’anni ai vertici del regime, sono rimaste ignote per ore. Si è poi appreso che, insieme alla sua famiglia, ha ottenuto asilo in Russia.
Dopo una clamorosa e inaspettata marcia trionfale, cominciata solo dieci giorni fa dalla remota regione nord-occidentale di Idlib al confine con la Turchia, i ribelli hanno così travolto roccaforti governative, russe e iraniane come Aleppo e Hama, prima di chiudere il cerchio arrivando nella capitale e costringendo Assad alla resa.