L’esibizionismo di Mosca e Washington sulla pelle di Kiev (e dell’Europa)

Appare poco credibile che Putin punti a creare un ‘Vietnam ucraino’ lungo i propri confini. Piuttosto il Cremlino mira a risolvere una volta per tutte la questione del Donbass

L’esibizionismo di Mosca e Washington sulla pelle di Kiev (e dell’Europa)

Tre mesi di rapporti dell’intelligence su una guerra imminente smentiti uno dopo l’altro dovrebbero sollevare qualche interrogativo sugli appelli in arrivo dagli Usa. A cominciare da quello con cui il capo della Casa Bianca ha rivelato nelle scorse ore che il presidente russo, Vladimir Putin, “ha preso la decisione di invadere” l’Ucraina.

I casi sono due. I servizi segreti statunitensi hanno messo insieme sino a questo momento una serie di fallimenti. Oppure Biden ha deciso di dare vigore a una strategia politica che non è sostenuta da prove concrete. Una situazione che potrebbe alimentare settimane, forse mesi, di tensione in Europa.

Nelle stesse ore in cui i leader europei erano riuniti alla conferenza sulla sicurezza di Monaco per discutere con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, la complessa situazione nel Donbass, Putin ha osservato dal Cremlino le esercitazioni delle forze strategiche di deterrenza.

Da una città della regione di Arkhangelsk è stato lanciato un missile balistico Yars che ha raggiunto il poligono di Kura, in Kamchatka, a seimila chilometri di distanza. Dalle navi e dai sottomarini schierati nel Mar Nero e nel Mare del Nord sono stati lanciati i nuovi missili ipersonici Zirkon, da quest’anno nella dotazione dell’esercito.

Negli scontri a fuoco tra l’esercito regolare e le milizie ribelli sono morti due soldati ucraini. Dopo la città di Donetsk anche quella di Lugansk ha deciso di evacuare i civili. La guerra a bassa intensità va avanti dal 2014, ma adesso il ritmo sta aumentando.

Nella notte fra venerdì e sabato proprio alla periferia di Lugansk una violenta esplosione ha colpito un oleodotto che trasporta greggio dalla Russia dentro i confini dell’Ucraina.

Di fronte alle violazioni della tregua, l’Osce ha convocato i rappresentanti di Mosca e di Kiev, ma una della parti ha rifiutato l’invito, ha fatto sapere l’organizzazione, e così il vertice è saltato. Oltre la frontiera, in Russia, le tv trasmettono le immagini dei treni carichi di profughi che arrivano a Rostov. Le autorità della repubblica di Donetsk pianificano 700.000 trasferimenti.

L’impressione è che, dal canto suo, Biden con i suoi ripetuti richiami alla guerra ineluttabile stia usando una strategia simile a quella di Putin, il cui obiettivo è indurre il Cremlino a una scelta: attacco o ritiro. Il prezzo più alto lo sta pagando al momento l’Ucraina.

Intanto il premier italiano, Mario Draghi, lavora per ottenere un faccia a faccia fra Putin e Biden. In settimana ha chiesto di escludere il settore energia dal pacchetto di sanzioni che l’Europa prepara in caso di invasione. “Non fatevi illusioni, troveranno il modo di applicarle ugualmente, qualunque cosa succeda”, ha detto Putin.

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