La guerra in Ucraina costerà al Paese il 10% del prodotto interno lordo quest’anno. E in caso di stallo, con uno scenario simile a quello siriano o yemenita, il crollo del Pil potrebbe arrivare al 35%. È quanto risulta dalle prime stime del Fondo monetario internazionale.
Per il Programma dello sviluppo delle Nazioni unite, invece, 12-18 mesi di guerra potrebbero spazzare via 18 anni di progresso del Paese. Facile quindi intuire l’impegno che servirà per ricostruire l’Ucraina. Questione che, con i primi timidi spiragli di pace, si fa sempre più all’ordine del giorno.
Il premier ucraino, Denys Shmyhal, ha dichiarato nei giorni scorsi che l’Ucraina avrà bisogno di almeno 565 miliardi di dollari per la prima ricostruzione nel dopoguerra. E il governo di Kiev ha già istituito quattro fondi speciali per: infrastrutture, trasformazione economica, piccole e medie imprese, e obblighi finanziari internazionali dell’Ucraina.
L’Istituto di Vienna per gli studi economici internazionali stima che il costo di ricostruzione della regione del Donbass si attesta a 22 miliardi di dollari e le richieste delle società ucraine alla Corte permanente di arbitrato dell'Aia ammontano a circa 10 miliardi di dollari. La domanda è chi pagherà.
Da un sondaggio emerge che il 90% degli ucraini vuole che la Russia risarcisca i danni, ma ci sono anche aspettative per i contributi dell’Ue (21%), delle organizzazioni internazionali (17%) e degli Stati Uniti (12%). Gli ucraini non sono gli unici a chiedere che a pagare il conto sia Mosca. Ha avanzato la stessa proposta anche il premier polacco, Mateusz Morawiecki, che ha chiesto di usare allo scopo i fondi sovrani russi all’estero che ora sono congelati a causa delle sanzioni. Si tratta di circa 300 miliardi di dollari che Mosca custodisce nelle banche dei Paesi del G7. Ma, anche se dovesse riuscire l’operazione, non basterà.
L'Unione europea si è fatta avanti, su spinta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, per creare un Fondo fiduciario internazionale da alimentare con una conferenza di donatori. Servirà per l’assistenza immediata ma anche per la ricostruzione futura. Nel frattempo, l’Unione ha già erogato a Kiev 600 milioni di dollari.
La Banca mondiale ha approvato un prestito integrativo di 350 milioni di dollari e garanzie per un importo di 139 milioni di dollari. L’Fmi ha in programma uno stanziamento di 2,2 miliardi di dollari da qui alla fine di giugno. E gli Stati Uniti hanno già stanziato 1 miliardo di dollari per i primi aiuti umanitari.
Nella corsa per la ricostruzione ci sono in prima linea la Polonia. Si ritaglieranno un ruolo anche Germania e Francia. Pure la Turchia non mancherà di rivendicare la sua parte. In ogni caso, la ricostruzione degli edifici e delle infrastrutture delle città e dei villaggi ucraini sarà possibile dopo che l’inventario dei beni distrutti sarà completato. Solo a quel punto potrà ripartire la ricostruzione postbellica.