La guerra civile siriana è ora al suo settimo anno. Centinaia di migliaia di civili sono stati uccisi nei combattimenti. In milioni sono stati cacciati. E le vie di fuga, di fatto, non esistono. Libano e Giordania si rifiutano di accogliere altri profughi, mentre la Turchia ha costruito un muro lungo il confine con la Siria. Divide l’inferno dal presunto Eldorado per centinaia di chilometri, è alto 3 metri e dotato di telecamere per il rilevamento del calore.
I paesi dell'Ue hanno fornito al governo di Ankara fondi per oltre 80 milioni di euro in cambio della protezione dei propri confini. Una parte del finanziamento, 35,6 milioni di euro, da parte di Bruxelles è andato alla società turca Otokar per la costruzione di veicoli militari, che ora vengono utilizzati per pattugliare il confine con la Siria. Emerge da una ricerca condotta da Der Spiegel e dalla Rete di ricerche investigative europee.
L’accordo concluso nel 2016 prevedeva il pagamento di 3 miliardi di euro ad Ankara in cambio del blocco dei siriani nel paese guidato da Erdogan. Il denaro era destinato ad aiutare i rifugiati in Turchia, ma 18 milioni di euro sono andati a una compagnia olandese che ha fabbricato sei scafi per la guardia costiera turca.
Il confine con la Turchia era rimasto aperto fino all'estate 2015. Circa 3,5 milioni di siriani erano così arrivati in Turchia come rifugiati. Da allora, Ankara ha chiuso la via di fuga dei siriani, in parte a causa delle pressioni dell’Ue. L’intesa del 2016 è servita a spostare la crisi: un numero inferiore di rifugiati perde la vita nell’Egeo. In effetti gli sbarchi verso la Grecia sono diminuiti. I siriani stanno semplicemente morendo al confine turco-siriano.