Il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, è stato condannato a due anni e sette mesi di carcere e interdetto dall’attività politica. Imamoglu, 52 anni, era considerato un potenziale avversario del presidente Recep Tayyip Erdogan alle presidenziali di giugno del 2023. “Una sentenza inconcepibile e illegale, una sintesi delle condizioni attuali che ci sono nel Paese”, ha detto il sindaco poco dopo la sentenza. Un Paese in perenne crisi economica (sebbene abbia delle potenzialità enormi), sociale e politica, dove il ‘metodo Erdogan’ prevede l’incarcerazione dei suoi avversari. La Turchia è (ad esempio) lo Stato che ha il record mondiale di giornalisti detenuti. Allo stesso tempo, sul piano internazionale il governo di Ankara continua a giocare un ruolo chiave su più fronti. Tra questi, c’è anche la guerra in Ucraina: il presidente turco dall’invasione russa ha cercato di spendersi, con qualche successo, per risolvere alcuni nodi come la ripresa dell’export dei cereali ucraini.
Imamoglu è stato ritenuto colpevole di “insulto a pubblico ufficiale” a causa di una dichiarazione del 2019 quando aveva definito “sciocchi” i responsabili dell’annullamento delle elezioni locali di Istanbul dove aveva vinto per qualche decina di voti sul candidato del partito Akp del presidente Erdogan, l’ex premier Binali Yildirim. Il Consiglio elettorale supremo di Turchia decise di tenere nuovamente le elezioni dopo qualche mese a causa di irregolarità. Il sindaco vinse anche in quel caso, nel giugno del 2019, ma con un più ampio margine di voti sull’avversario rispetto alle prime elezioni.
Gli avvocati di Imamoglu presenteranno appello contro la decisione che comprende anche il divieto di partecipare alla vita politica, rimuovendolo dalla carica di sindaco e vietandogli di candidarsi alle prossime elezioni politiche nel giugno 2023. Il ricorso degli avvocati sospende comunque la sentenza che diventerà effettiva soltanto se verrà confermata dalla Corte d’Appello.