L’Ecuador è a un passo dalla guerra civile. Dopo l’irruzione (avvenuta il 9 dicembre) di un gruppo di uomini armati e incappucciati in uno studio televisivo nella città portuale di Guayaquil e la presa di ostaggi, poi liberati dalle forze di polizia, altri episodi di violenza si sono verificati nel Paese e hanno provocato la morte di almeno 10 persone.
Il presidente Daniel Noboa ha dichiarato che il Paese sudamericano (che conta circa 18 milioni di abitanti; fonte: My Data Jungle) è in un “conflitto armato interno” e ha ordinato la “neutralizzazione” dei gruppi criminali coinvolti nel narcotraffico con un decreto. La polizia intervenuta nello studio televisivo ha bollato l’azione come “terroristica”.
Ci sono stati saccheggi, rapine e sparatorie in aree commerciali. Ma è stata una giornata di terrore che ha devastato numerose altre città, compresa la capitale Quito.
Per lungo tempo l’Ecuador è stato un rifugio pacifico, stretto tra i principali esportatori di cocaina, Colombia e Perù. Negli ultimi anni ha visto tuttavia esplodere la violenza in un Paese dove bande rivali legate ai cartelli messicani e colombiani si contendono il controllo del territorio.