Rischia di precipitare la situazione in Ecuador. Dopo cinque giorni di scioperi, blocchi stradali, paralisi di tutto il trasporto pubblico, scuole e uffici, il governo del presidente Lénin Moreno ha deciso di lasciare la capitale Quito e di trasferire le attività a Guayaquil, la seconda città del Paese.
Intanto un corteo formato da 20 mila indigeni ha raggiunto a piedi, a bordo di carri, camion e furgoni la capitale. Il presidente Moreno ha ordinato il coprifuoco nelle aree prossime agli edifici del governo. La decisione è scattata dopo che qualche centinaio di indigeni è riuscito a fare irruzione nel parlamento sull’onda delle proteste contro l’austerità.
Moreno, che ha eliminato il contributo statale su benzina e gasolio, è ritenuto responsabile del pesante aumento dei prezzi del carburante. L'impennata è stata del 20%, con punte del 100% per il gasolio che è largamente usato in agricoltura. In tal modo, il governo conta di tagliare la spesa pubblica per 1,4 miliardi di dollari.
La rivolta è stata immediata. Per tutto il fine della settimana scorsa ci sono stati violenti scontri tra le forze dell’ordine e la popolazione, seguiti da incendi, assalti e saccheggi. Duecento arresti e una ventina di morti.