Il tasso di natalità nello Xinjiang è crollato di quasi la metà (-48,74%) tra il 2017 e il 2019 dopo l’adozione da parte del governo cinese di politiche per ridurre il numero di bambini nati da famiglie uigure e di altre minoranze musulmane.
Il dato emerge dall’ultimo rapporto del think tank Australian Strategic Policy Institute, secondo cui le cifre mostrano cali senza precedenti, più estremi di qualsiasi altra regione al mondo nei 71 anni di raccolta dei dati sulla fertilità da parte dell’Onu. Numeri peggiori persino di quelli rilevati dopo i genocidi in Ruanda e Cambogia.
Secondo una ricerca dell’Uyghur Human Rights Project, inoltre, dal 2014 a oggi la Cina ha messo in carcere almeno 630 imam (i numeri reali sarebbero più alti) e altre figure religiose musulmane nella regione dello Xinjiang, dove abita la minoranza uigura e dove è in atto una stretta da parte di Pechino. Di questi, circa la metà (304) è stata messa in carcere e non nei cosiddetti ‘campi di rieducazione’.