Il presidente Emmanuel Macron, il 15 maggio, ha proclamato lo stato d’emergenza in Nuova Caledonia, un arcipelago francese dell’Oceano Pacifico scosso da violenti scontri che hanno causato quattro morti e centinaia di feriti.
I disordini sono stati innescati da un progetto di riforma costituzionale contestato dal movimento indipendentista.
Macron ha anche ribadito “la necessità di riprendere il dialogo in Nuova Caledonia”, un territorio colonizzato dalla Francia nell’Ottocento che oggi, secondo il rappresentante del governo francese, sta vivendo “una situazione insurrezionale”.
Il progetto di riforma costituzionale che ha scatenato la rabbia del movimento indipendentista è stato approvato dall’assemblea nazionale francese nella notte tra il 14 e il 15 maggio.
Prima di entrare in vigore dovrà essere approvato a maggioranza qualificata del 60 per cento dal congresso, che riunisce deputati e senatori in seduta comune.
La riforma estende l’elettorato per le elezioni provinciali nell’arcipelago a tutte le persone nate in Nuova Caledonia e ai residenti da almeno dieci anni.
Il movimento indipendentista sostiene che il provvedimento emarginerà ulteriormente i canachi, gli abitanti autoctoni dell’arcipelago.