In meno di una settimana l’aviazione di Israele ha sganciato migliaia di bombe nella Striscia di Gaza, una delle aree più densamente popolate al mondo, colpendo obiettivi militari e civili. A fornire la quantità esatta di bombe lanciate su Gaza è stata la stessa aviazione israeliana su X. “Decine di jet da combattimento ed elicotteri hanno attaccato una serie di obiettivi dell’organizzazione terroristica Hamas in tutta la Striscia di Gaza. Finora abbiamo sganciato circa 6mila bombe contro gli obiettivi di Hamas”, si legge nel post relativo ai primi 6 giorni di guerra, dal 7 al 12 ottobre.
Un aggiornamento macabro che continua con l’elenco degli obiettivi colpiti, tra cui si trovano “centinaia di terroristi uccisi e oltre 3.600 aree di interesse tra cui posti di comando e controllo, infrastrutture militari strategiche, siti di produzione di armi, risorse di intelligence, obiettivi di leadership, obiettivi di superiorità navale e obiettivi di sistemi missilistici”.
Da allora è passato quasi un mese e i bombardamenti sono continuati senza sosta e il bilancio delle vittime è aumentato a dismisura, arrivando a superare i 10 mila morti tra i palestinesi. L’aviazione israeliana, tuttavia, non ha più diffuso aggiornamenti pubblici sul quantitativo di ordigni sganciati contro la Striscia di Gaza e non ha nemmeno aggiunto agli obiettivi colpiti i campi profughi, i corridoi umanitari o i convogli di ambulanze.
Il Washington Post fa notare come la quantità di bombe lanciate da Tel Aviv contro Gaza, solo nella prima settimana di conflitto, siano state di poco inferiori a quelle lanciate dagli Stati Uniti in Afghanistan nel corso di un anno di guerra. Secondo il Comando centrale della forze aeree statunitensi, nel 2019 gli Stati Uniti hanno sganciato 7.423 ordigni sull’Afghanistan. Mentre nel 2018 sono stati 7.362. Considerando che il numero fornito dall’aviazione israeliano è fermo al 12 ottobre scorso, è facile immaginare che possa essere salito ulteriormente.