Il presidente di Israele Isaac Herzog ha affermato che, al termine dell’operazione Spade di Ferro, “una forza molto potente” dovrebbe rimanere nella Striscia di Gaza per scongiurare la rinascita Ḥamās (Hamas): “Se ci ritiriamo, chi prenderà il comando? Non possiamo lasciare il vuoto”.
L’esternazione può essere anche letta come una risposta alle recenti dichiarazioni del presidente statunitense Joe Biden, secondo cui occupare l’exclave palestinese sarebbe “un grosso errore”.
Dal 7 ottobre 2023, giorno in cui Hamas ha scatenato la propria furia sulle città e nei kibbutzim israeliani nelle vicinanze della Striscia di Gaza, nello Stato ebraico si sta intanto assistendo a un’impennata delle domande per il porto d’armi: ben 236 mila, pari al numero di richieste degli ultimi vent’anni.
Lo stesso ministro per la Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir aveva senza mezzi termini sollecitato chiunque ne avesse diritto a procurarsi un’arma da fuoco: “Va fatto, anche oggi”. Una corsa alle armi che appare sintomatica dell’insicurezza diffusa tra gli ebrei israeliani.