La Repubblica Democratica del Congo ha chiesto all’Uganda 13 miliardi di dollari in risarcimento per aver preso parte al conflitto tra le etnie Lendu e Hama nella regione dell’Ituri, ricca di minerali. Il conflitto che si svolse tra il 1998 e il 2003.
Gli avvocati congolesi hanno chiesto alla Corte internazionale di giustizia (ICJ) 4,3 mld per le presunte vittime del coinvolgimento dell’Uganda nel conflitto; 2,8 mld per danni alla fauna selvatica; 5,7 mld per danni macroeconomici e oltre 700 milioni di dollari per la perdita di risorse naturali.
Se la richiesta venisse accolta dalla Corte (che già nel 2005 aveva stabilito che l’Uganda aveva violato il diritto internazionale occupando parti della provincia congolese orientale con le proprie truppe e sostenendo altri gruppi armati nell'area durante il conflitto) la decisione avrebbe effetti devastanti per la già fragile economia ugandese.
Inoltre, l’Uganda è solo uno dei problemi per lo Stato più ricco di risorse naturali dell’Africa. Rame, cobalto, coltan, diamanti, oro, zinco, uranio, stagno, argento, carbone, manganese, tungsteno, cadmio, petrolio e legno: si trova di tutto nella RdC. Ma il cobalto è monopolizzato dalla Cina. I diamanti, oltre 22 milioni di carati, sono controllati dalle multinazionali. Il coltan, prezioso per l’industria della telefonia mobile e per quella aerospaziale, è gestito dal Ruanda. Il Congo possiede anche la seconda foresta pluviale al mondo, da cui si ricava legname pregiato.
Il risultato? Il Pil pro-capite è di circa 450 dollari, uno tra i più bassi al mondo, e l’indice di sviluppo umano è 0,433 che colloca la Repubblica Democratica del Congo al 176° posto al mondo. E la stragrande maggioranza della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno.