
Alla vigilia del terzo anniversario dell’invasione russa, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky si è detto pronto a dimettersi in cambio dell’adesione di Kiev alla Nato.
Rispondendo alle domande dei giornalisti, l'ex attore di Kryvyj Rih si è detto felice di rinunciare al suo incarico se necessario a “ottenere la pace” e “in cambio dell’ingresso nell'Alleanza Atlantica”.
Si tratta di una dichiarazione a effetto nel metodo, poiché per la prima volta mette in discussione la propria leadership, ma completamente evanescente nel merito: il suo mandato è scaduto la scorsa primavera e, in caso di cessate-il-fuoco e contestuale venir meno della legge marziale, si dovrebbero comunque indire nel paese nuove elezioni presidenziali.
Il capo di Stato ha quindi affermato di non avere alcuna intenzione a firmare un penalizzante accordo con gli Stati Uniti sullo sfruttamento delle “terre rare” in cambio di un aiuto che sarebbe poi “pagato dalle prossime dieci generazioni di ucraini”.
Inoltre, Zelensky ha risposto a Donald Trump sul suo desiderio di veder risarcito il sostegno di Washington nei primi tre anni di guerra, ribadendo che l’ausilio materiale ricevuto dall’amministrazione Biden debba essere considerato a fondo perduto: “Non dobbiamo riconoscere le sovvenzioni come debiti, che piaccia o no a qualcuno”.
Intanto, nel terzo anniversario di guerra, l’Ue ha confermato l’appoggio a Kiev: “Putin è l’unico responsabile, paghi per i suoi crimini”, è la posizione espressa da Bruxelles. Lo scontro con gli Usa, oltreché con la Russia, prosegue.