La Francia è stufa di fare da sola il gendarme nel Sahel e annuncia una “profonda trasformazione” della sua presenza militare nella zona. Dopo 8 anni nella regione africana e 55 vittime francesi, Emmanuel Macron ha annunciato la fine dell’operazione Barkhane come “operazione esterna” della Francia, con il ritiro graduale dei suoi soldati e la chiusura di diverse basi militari, in particolare in Mali.
La lotta contro il terrorismo jihadista continuerà, ma nel quadro di un’alleanza internazionale, a cui partecipa anche l'Italia, e che vede "associati gli Stati della regione", ha avvertito il presidente, senza però fornire date, né dettagli sulla riduzione dei 5.100 soldati francesi attualmente presenti sul terreno.
Così, a otto anni dalla prima missione Serval, con cui François Hollande rispose a una richiesta di aiuto di Bamako, la constatazione di Macron è amarissima: “Non possiamo mettere in sicurezza zone che ricadono nel caos e nell’assenza di legge perché gli Stati decidono di non assumersi le loro responsabilità. È impossibile, se non un lavoro senza fine”, è la frecciata lanciata dal capo dell’Eliseo ai dirigenti maliani dopo i due recenti colpi di Stato, che a Macron non sono evidentemente piaciuti.