“La risposta è sempre la stessa: no. Assolutamente no, nè oggi, nè in futuro”. Marina Berlusconi - intervistata dal Corriere - ribadisce che non entrerà in politica. Poi dice: “In quasi 80 anni di pace abbiamo avuto la fortuna di poter considerare la libertà una conquista acquisita. Non è più così. Due guerre dilaniano i confini dell’Europa, mentre si sta coalizzando un inquietante fronte anti-occidentale, dalla Russia alla Cina. Ma dobbiamo fare i conti anche con un nemico interno, non meno insidioso. Il successo alle Europee di movimenti con idee antidemocratiche non può non allarmare. Le preoccupazioni sulle conseguenze del prossimo voto negli Stati Uniti aumentano”. Suonano come dichiarazioni equilibrate di un importante imprenditrice.
Poi l’imprenditrice fa una considerazione politica. “Se parliamo di aborto, fine vita o diritti Lgbtq, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso. Perché ognuno deve essere libero di scegliere. Anche qui, vede, si torna alla questione di fondo, quella su cui non credo si possa arretrare di un millimetro: la questione della libertà”.
Sembra essere un messaggio indiretto lanciato al governo e, in particolare, a Giorgia Meloni. D’altronde, a tenere in piedi Forza Italia (e quindi il governo), partito fortemente indebitato, è la famiglia Berlusconi; nel momento in cui dovesse decidere di staccare la spina, fatto altamente improbabile, il governo quasi certamente cadrebbe. E poi siamo sicuri che agli imprenditori, amanti della stabilità politica più ampia possibile in termini partecipativi, miglior antidoto contro crisi di ogni tipo, a partire da quelle economiche e sociali, siano così affascinati dal binomio premierato-autonomia?