Quasi un terzo dei 751 membri del Parlamento europeo hanno dichiarato entrate mensili che superano gli 8.400 euro (più 4.000 di indennità) già riconosciuti da Bruxelles. La valutazione è contenuta nel rapporto di Transparency International pubblicato nei giorni scorsi.
Si potrebbe obiettare che non è certo vietato produrre altri redditi. Ma il problema di questo doppio lavoro, soprannominato "moonlighting", è che spesso alimenta conflitti di interesse e quasi sempre è strettamente collegato allo status di parlamentare europeo.
La Germania ha 96 eurodeputati, di cui il 40% ha guadagnato un totale complessivo di 1,4 milioni di euro in attività esterne dal 2014. Il paese con la più alta percentuale è il Belgio, con il 62% dei parlamentari che ha guadagnato un totale di 1,2 milioni di euro. I deputati francesi sono quelli con i livelli di reddito più alti: il 51% ha guadagnato oltre 4 milioni di euro di entrate secondarie dal 2014. L'Italia ha il 18% dei parlamentari europei che dichiarano un reddito secondario, ma hanno guadagnato ben 2,6 milioni di euro.
E, paradossalmente, i deputati euroscettici sono quelli che traggono un vantaggio maggiore dallo status di onorevole. Più della metà dei 35 membri dell'estrema destra dell'Europa e del Freedom Group hanno dichiarato redditi secondari. L'elenco include Nigel Farage, attivista della Brexit, che ha guadagnato 30.000 euro al mese nel 2017 per attività extra-parlamentari, una somma ben al di sopra del salario di 1.000 euro che aveva comunicato all'inizio del suo mandato. Jean-Luc Schaffhauser, del partito di Marine Le Pen, è stato un altro ad esser baciato dalla fortuna visto che è riuscito a moltiplicare per 9 il proprio reddito iniziale. Non è poi così male fare il deputato a Bruxelles.