“Durante la crisi del debito c’è stata dell’austerità avventata, ma non perché volessimo sanzionare chi lavora e chi è disoccupato: le riforme strutturali restano essenziali”. Il riferimento è alla Grecia, con la quale “non siamo stati abbastanza solidali”. L’autocritica imprevista del presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, avviene in aula a Strasburgo per la celebrazione dei vent’anni dell’Euro. Ed è anche il giorno della Brexit, oltre a quello del nuovo attacco del Governo italiano alla Banca Centrale Europea dopo il crollo in Borsa dei titoli bancari italiani a causa dei crediti deteriorati.
Poi l’intervento assume una piega ancora più dura: “Mi rammarico di aver dato troppa importanza all'Fmi. Se la California è in difficoltà, gli Stati Uniti non si rivolgono al Fondo e noi avremmo dovuto fare altrettanto”.
Juncker, tuttavia, rivendica il progetto Euro come “un successo e la moneta unica ha rafforzato un’Europa che ha ancora dei punti deboli rispetto alla convergenza economica e sociale tra gli Stati membri. La grande debolezza è l’imperfezione del coordinamento delle politiche economiche”. Parole lucide e inaspettate che vengono pero' pronunciate a pochi mesi dalle elezioni europee.