C’è un ostacolo sul percorso del governo giallo-verde: il possibile slittamento dell’accordo politico per le nomine ai vertici delle istituzioni europee. Nelle intenzioni del premier Giuseppe Conte quella trattativa dovrebbe intrecciarsi con quella per evitare la procedura di infrazione sul debito. Ma i tempi non collimano.
La Commissione aspetta una risposta scritta dall’Italia entro pochi giorni, ed è difficile che nel frattempo si facciano lunghi passi in avanti sulle nomine. Emmanuel Macron starebbe esercitando forti pressioni su Angela Merkel perché accetti la designazione a presidente del Consiglio europeo o della Commissione. Il presidente francese è convinto che solo così l’Ue avrebbe la forza per rafforzarsi politicamente. Ma la Cancelliera è molto incerta: le sue dimissioni potrebbero provocare la crisi della grande coalizione con i socialdemocratici, usciti sconfitti dalle elezioni europee e pronti a passare all’opposizione.
Questo scenario prefigura un problema per il governo italiano, anche perché allungherebbe la vita all’attuale esecutivo comunitario al quale è affidata la procedura sul debito. Se l’accordo politico slittasse a dopo l’estate, l’insediamento dei nuovi commissari non avverrebbe prima di febbraio 2020. Ecco perché in casa leghista l’aria si è fatta tesa.