Fino a qualche giorno fa doveva essere uno dei vertici più importanti della storia dell’Ue. Sarà, invece, l’ennesimo incontro interlocutorio. I 27 leader europei si vedranno in videoconferenza per fare qualche passo avanti sui principi per far nascere il Recovery Fund, ma non faranno progressi concreti sui contenuti, in attesa della proposta formale che la Commissione presenterà il 29 aprile.
Dalle prime indiscrezioni (riporta l’Ansa) la presidente Ursula von der Leyen sarebbe disposta a mettere sul tavolo una proposta da 1.600 miliardi, cioè una cifra simile a quella chiesta da Italia, Francia e Spagna. Scontato, invece, oltre al ‘no’ agli Eurobond, il via libera finale ai tre paracadute approvati dall’Eurogruppo, cioè quello per gli Stati (Mes), per i lavoratori (Sure) e per le imprese (nuova Bei).
Intanto il governo italiano insiste sulla necessità che il Recovery Fund sia sotto forma di trasferimenti a fondo perduto, e non prestiti, per “evitare un peso eccessivo sul peso pubblico dei singoli Stati”, ha spiegato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri in un’intervista al Financial Times. Ma l’Italia sa che in realtà può aspirare al massimo a un accordo sul fatto che se ne parlerà(in merito agli Eurobond). Il rischio è che, semmai dovesse mai arrivare un’intesa sull’emissione di titoli di debito comuni, sarà troppo tardi per l’economia.