Una lettera di 5 pagine - “Come assicurarci che la Ue sia preparata alla pandemia” - scritta su iniziativa del governo danese, ma firmata anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente francese Macron, oltre che dai leader di Polonia, Spagna e Belgio. Destinatario: la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Il 6 leader sostengono che la dinamica del coronavirus “solleva dubbi su quanto l’Ue fosse preparata alle pandemia e sottolinea la necessità di un approccio europeo comune” in modo che il continente “arrivi preparato a una seconda ondata del virus e a future crisi da pandemia”.
Ma le soluzioni richiederanno “un approccio olistico” che investa la politica industriale, la ricerca, la digitalizzazione e i finanziamenti europei. Si tratta insomma di rafforzare la “resilienza” della Ue.
E per prevenire nuove epidemie, i sei propongono anzitutto di centralizzare determinati dati, di monitorarli costantemente e di confrontarli, ad esempio, sulla dinamica di una certa pandemia, ma anche degli stock disponibili di indumenti protettivi.
L’Ue deve inoltre imparare a “trovare nuovi partner commerciali” per “diminuire la dipendenza dalle catene delle forniture da singoli Paesi”. Un evidente riferimento alla Cina e ai colli di bottiglia nella fornitura delle mascherine durante il Covid19.