Al gruppo dei Paesi “frugali” si aggiunge anche la Finlandia. “Non possiamo accettare il piano della Commissione così com’è – ha spiegato la premier Sanna Marin –. Sono necessari cambiamenti sotto molti aspetti. I negoziati inizieranno solo quando Charles Michel presenterà una nuova proposta”. Che arriverà nelle prossime settimane.
Dunque, i 172 miliardi virtualmente assegnati all’Italia dal piano proposto da Francia e Germania potrebbero diminuire considerevolmente.
L’ex premier belga ha elencato i punti su cui continuano a esserci grandi divergenze: l’ammontare complessivo del Recovery, l’equilibrio tra sussidi e prestiti (oggi 500 e 250 miliardi), le condizionalità per i fondi, i criteri di redistribuzione delle risorse, gli sconti nelle quote da versare al bilancio di cui godono gli Stati del Nord.
C’è inoltre disaccordo su altri dettagli, come le risorse proprie, la durata del piano e i tempi per il rimborso.
In pratica l’unico punto su cui c’è intesa riguarda la necessità di avere un fondo per la ripresa finanziato a debito. Cosa impensabile fino a qualche mese fa, ma in ogni caso insufficiente per lasciar intravedere un accordo a breve.
Ma “più tempo perdiamo e più profonda sarà la recessione”, ha avvertito lo spagnolo Pedro Sanchez.