
“I soldi non sono il problema. Anche Paesi particolarmente colpiti possono rifinanziarsi bene sul mercato – spiega Sebastian Kurz (e cita l’Italia come esempio) -. Inoltre c’è il Mes, che è ben lontano dall’essere esaurito. Bisognerebbe riflettere: come debbono essere investite le risorse? Questo è più rilevante della consistenza della somma stessa”.
E per cosa è disposto a pagare Kurz? La risposta è chiara: “Per la difesa del clima, la digitalizzazione e il sostegno delle riforme. Se i soldi vengono impiegati non per le riforme ma per i buoni vacanze o per l’aumento incondizionato del salario minimo, questo non aiuta il miglioramento della competitività”.
Non ha tutti i torti l’Austria. D’altronde nel produttivo Veneto il Mose – le cui paratoie sono state sollevate per la prima volta tutte insieme nei giorni scorsi dopo 17 anni dalla posa della prima pietra e per una spesa complessiva pari a 5,5 mld e costi di manutenzione esorbitanti – ci ha appena ricordato come non si fanno le grandi opere. E la lista dei nostri ‘cattivi esempi’ è lunga, molto lunga.
Per cui non c’è da stupirsi più di tanto se alcuni paesi dell’Ue si chiedono cosa faremo di quel fiume di soldi che arriveranno dal Recovery Fund.