Delude Giuseppe Conte la “fumata nera” del primo giorno di Consiglio europeo. Il premier italiano è “determinato” a portare a casa non solo un Recovery Fund di portata storica, ma anche meccanismi “efficaci” per accedere ai fondi: è cruciale per rendere disponibili le risorse entro il 2021, senza l’ombra di una “troika”e legare le mani al Paese. Prosegue così la sfida con Mark Rutte. Ma, rientrando nella notte in albergo visibilmente stanco, Conte dice: “Nulla è incrollabile”.
Elezioni nei Paesi Bassi
La consapevolezza è che Rutte è motivato dalle imminenti elezioni in Olanda, che lo vedranno impegnato in una difficile sfida ai sovranisti. Il premier olandese sta giocando una doppia partita. Ecco perché Rutte non cederà.
Verso la riduzione dei 750 mld
I cosiddetti paesi frugali insistono per ridurre i 750 miliardi di risorse, che invece Conte - puntando sull’asse con Macron e Sanchez - vorrebbe confermare.
La condizionalità legata al Pil
“Ci sono divergenze”, ammette il premier italiano. Che si oppone anche al meccanismo che darebbe il 70% di risorse nel 2021 e il resto dopo due anni, purché il Pil del Paese sia sotto la media europea. L’Italia, stando alla tendenza degli ultimi anni, non rischierebbe di perdere i fondi, ma non potrebbe programmare investimenti su diversi anni.
Governance
Lo spostamento delle decisioni sull’approvazione dei singoli Recovery Plan nazionali passerà dalla Commissione (dove il titolare all’Economia è Paolo Gentiloni) al Consiglio (dove prendono posto i capi di governo). D’altronde questa modifica è stata approvata anche dalla Germania.
Maggioranza: unanimità o maggioranza qualificata
Sembra tuttavia scongiurato il rischio che i piani dei singoli paesi debbano essere approvati all’unanimità (ipotesi avanzata dall’Aia). Si va dunque verso la maggioranza qualificata.
Italia: no alla riforme delle pensioni e del mercato del lavoro
Charles Michel presenta una proposta di governance che introduce un freno di emergenza: il potere per i governi di bloccare i pagamenti, se non vengono attuate le riforme. Ma anche su questo è scontro. Va bene – per Conte - seguire le linee guida di riforme che vadano nella direzione della riconversione green, della semplificazione, della digitalizzazione. Ma Roma non può accettare l’imposizione sulla riforma delle pensioni “quota 100” o del mercato del lavoro.
Mes
La strada è dunque tutta in salita. Ma Conte non può (e non vuole) cedere, così come non può abbassare troppo l’asticella. Secondo Palazzo Chigi occorre un piano “ambizioso” per rinviare l’appuntamento con la difficile decisione sull’accesso al Mes. E solo risorse ingenti possono togliere ossigeno ai sovranisti italiani e armi ai tifosi di un governo di unità nazionale che salvi il Paese dal baratro della crisi. L’ombra di Draghi continua a incombere. Anche per questo Conte venderà cara la pelle.