Il presidente Michel presenta una nuova proposta che si basa su una dotazione di 390 miliardi di euro di sovvenzioni, ma con sconti (rebate) sul bilancio Ue più bassi rispetto alla precedente. La nuova bozza dell’accordo sempra aver convinto i ‘frugali’, ai quali si è aggiunta la Finlandia (passando così da 4 a 5 paesi).
“Possiamo essere molto soddisfatti di essere riusciti a ottenere una riduzione dell’importo totale, che era la nostra richiesta principale, un aumento degli sconti per l’Austria e la garanzia che investimenti e riforme saranno controllati – spiega il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz -. È davvero un ottimo risultato”.
Anche il leader dei ‘frugali’, il premier olandese Mark Rutte, parla di un “ottimo testo di bozza” sul meccanismo del freno d’emergenza , che riguarda la governance del Recovery Fund, e quindi il tema dell’attuazione dei piani nazionali delle riforme. Si tratta in pratica dell’introduzione di un ‘freno’ sulla governance, con la possibilità per i Paesi di bloccare l’esborso dei fondi e chiedere l’intervento del Consiglio.
Il nodo più difficile da sciogliere fin dall’inizio del vertice è proprio questo: la richiesta di controllo da parte dei Paesi Bassi sulle politiche di riforma dei Paesi europei. Un’intrusione inaccettabile per Italia e Spagna, i due principali beneficiari dei sussidi.
Nella formula finale proposta da Michel i piani nazionali vengono esaminati e votati dall’Ecofin (i 27 ministri finanziari) a maggioranza e non all’unanimità come chiede Rutte, ma non è ancora chiaro il funzionamento del meccanismo (freno di emergenza) che chiama in causa il Consiglio europeo.