Il ritorno a Roma per Giuseppe Conte è stato come passare dal sogno alla realtà. La realtà dell’economia, delle riforme da fare subito, dell’assedio dei partiti. E quell’ostacolo che minaccia la navigazione del governo: il Mes. Il M5s resta contrario, il Pd a favore.
Ma il premier tira dritto e passa all’incasso dopo aver temuto la crisi. E sui fondi dell’UE avverte: li gestirà Palazzo Chigi. Il premier studia una task force sugli investimenti. Il piano sarà pronto entro la metà di ottobre. La lista delle priorità sarebbe già pronta: edilizia scolastica, sanità, evasione e riforma della giustizia civile. Solo quest’utima potrebbe valere 2 punti di Pil.
E sul Recovery Fund – Conte spiega – che “non avrei mai consentito a nessun Paese il diritto di veto o di intromissione sull’attuazione di questo piano di rilancio nazionale. Ovviamente è giusto che ci sia un sistema di verifiche, perché stiamo parlando di fondi europei, ma era una pretesa inaccettabile che un singolo Paese potesse esercitare un veto sull’erogazione delle risorse”.
Poi il presidente del Consiglio chiarisce: “C’è anche la possibilità, con il cosiddetto freno di emergenza, di portare una questione particolarmente complessa all’attenzione del Consiglio europeo, ma non si dà a nessun paese la possibilità di invadere le competenze della Commissione”.