Per Giuseppe Conte è probabilmente l’elefante nella stanza. Di lui si parla sempre anche se fisicamente non è mai presente: è Mario Draghi. Ospite della festa del Fatto quotidiano, il premier parla così dell’ex presidente della Bce: “Quando si è lavorato per una nuova commissione Ue, fu proposto innanzitutto Timmermans ma alla fine non andò a buon fine. Subito dopo io stesso cercai di creare consenso per Draghi, lo avrei visto bene come presidente della Commissione Ue. Lo ho incontrato perché non volevo spendere il suo nome invano, ma lui mi disse che non si sentiva disponibile perché era stanco della sua esperienza europea”.
E aggiunge: “Quando si invoca Draghi penso lo si tiri per la giacchetta. Non lo vedo come un rivale, ma come un’eccellenza”. Con queste parole Giuseppe Conte prova a ridimensionare l’ipotesi dell’ex presidente della Bce come avversario e alternativa per la guida del governo.
Ma, nell'ambito degli scenari futuri, parla anche della corsa al Colle. Mattarella? “Lo vedrei benissimo per un secondo mandato, se ci fossero le condizioni da parte sua per accettare”. E aggiunge: “Credo che il presidente della Repubblica stia interpretando il suo ruolo in un contesto molto sfidante in modo impeccabile, con grande equilibrio e saggezza, man mano che vado avanti ne apprezzo sempre più le qualità”.
Sul referendum costituzionale si schiera per il ‘sì’: si tratta di “una riforma votata dalla stragrande maggioranza parlamentare. La mia opinione è che se si passa da 945 a 600 parlamentari non viene assolutamente pregiudicata la funzionalità del parlamento il taglio dei parlamentari non pregiudica la funzionalità delle Camere”.