“Stiamo lavorando sul salario minimo, sappiamo che non è facile perché, sia nei Paesi in cui il welfare non è avanzato sia in quelli in cui lo è, c’è un certo scetticismo, ma credo che sia il momento giusto per cercare di avere un salario minimo europeo”. Lo ha detto il commissario Ue per l’Economia, Paolo Gentiloni, intervenendo al Brussels Economic Forum.
Il salario minimo è già previsto in 22 Stati europei su 28. Le pecore nere sono: Danimarca, Italia, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia. Secondo i dati Eurofound, gli importi mensili lordi al primo gennaio 2019 variano dai 286 euro della Bulgaria (1,62 euro l'ora) ai 2.071 del Lussemburgo (11,97 l’ora). In Francia e Germania si posiziona appena sopra i 1.500 euro, mentre in Spagna scende a poco più di 1.000 euro.
Alla luce di queste differenze, un’eventuale armonizzazione del salario minimo (cioè un importo uguale per tutti i paesi) è di fatto impossibile. L’unica via di uscita potrebbe essere una misura a geometria variabile. Ovvero che si differenzia in base ai singoli paesi in relazione a determinati parametri di riferimento (come ad esempio il livello medio o meglio ancora mediano dei salari).