Nel periodo 2021-2027 si aprirà un buco causato dalla Brexit di 94 miliardi di euro nel bilancio dell'Ue, che pesa per l'1% del reddito nazionale lordo (Rnl) dei paesi membri.
Disaggregando i dati emerge come la politica agricola comune (Pac), che assorbe il 38% della spesa europea, fornisca un buon sostegno al reddito, in particolare per gli agricoltori più ricchi, ma sia meno efficace verso i piccoli e medi produttori e in termini biodiversità.
La politica indirizzata ad una maggiore coesione tra i paesi Ue, che vale il 34% della spesa, contribuisce alla convergenza ma non è chiaro in quale misura.
Poi c’è la spesa per le nuove priorità come il controllo delle frontiere (con il Regno Unito), che potrebbe richiedere ulteriori fondi per circa 100 miliardi di euro per il periodo 2021-27.
A quel punto gli stati europei potrebbero rivelarsi riluttanti ad aumentare il loro contributo. In questo caso il disavanzo potrebbe essere coperto dal congelamento della spesa agricola e quella per la coesione, che in termini reali si ridurrebbero. Ciò sarebbe sufficiente per coprire la voragine aperta dalla Brexit.
Le nuove priorità, invece, dovrebbero essere finanziate da un aumento del contributo fornito dai paesi.
Una cosa è certa: il bilancio dell’Ue post-Brexit va ripensato, anche nella sua metodologia complessa e obsoleta.