Serve una corsa a tappe forzate per ricevere oltre 40 miliardi di euro di fondi europei che ricadono nel Piano Next Generation Eu, e che dovranno essere usati nell’ambito del Piano nazionale di recupero e resilienza (Pnrr).
Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, gli analisti di alcune grandi banche, tra cui quelli di Goldman Sachs, riterrebbero incompatibile la salita al Colle di Draghi in una fase così stringente sul piano delle tempistiche richieste da Bruxelles per attuare le riforme.
Entro fine giugno vanno approvate 9 leggi e 28 atti normativi secondari, scrive il quotidiano italiano, a cui dovranno seguire 14 leggi e 15 atti secondari da approvare tra luglio e dicembre 2022.
Tutte leggi e atti normativi che riguardano specificamente quanto richiesto dalla Commissione europea all’Italia per ottenere i finanziamenti a fondo perduto. Tra l’altro, la rata di quest’anno da 40 miliardi, risulta essere anche la più cospicua tra quelle che l’Italia riceverà.
Ecco perché, in caso di elezione di Mario Draghi al Quirinale, il rischio è che salti il banco. Infatti, i tempi previsti dalla Costituzione per un cambio di governo sono lunghi rispetto alla tabella di marcia del Pnrr. E in caso di eventuali elezioni anticipate, praticamente tutto si bloccherebbe e verrebbe rimandato al dopo elezioni. In questo secondo scenario le conseguenze sono immaginabili.
Per fare in modo che la Commissione Europea apra il borsello con i soldi, l’Italia dovrà presentare entro il 2022 una riforma della spending review, riorganizzare l’assistenza sanitaria territoriale, riformare il processo civile e penale, mettere sul tavolo un piano di contrasto del lavoro sommerso e una riforma delle commissioni tributarie.