La Grosse Koalition si farà. Dopo lunghi negoziati così hanno deciso i due leader: Angela Merkel e Martin Schulz. Dunque, via libera al quarto governo targato Merkel.
L'Spd è riuscito ad assicurarsi tre ministeri chiave: esteri, finanze e lavoro. Gli interni, invece, sono andati al leader della Csu, Horst Seehofer, la cui carriera sembra lo scorso anno essere giunta al capolinea. La Cdu prende economia e difesa.
Tra i tre, il partito più in difficoltà resta comunque l’Spd visto che nel 2005 poteva contare sul 35% delle preferenze, poi scese al 20,5 nell’era Merkel. Non sarà facile per i delegati del partito costituito 155 anni fa mandare giù questo boccone, nonostante il messaggio di Schulz di voler mettere avanti a tutto gli interessi del paese. Allora si capisce perchè ci sia voluto tanto tempo per raggiungere un’intesa.
I principali punti critici sono stati la riforma su due livelli del sistema sanitario e la definizione dei limiti all'utilizzo dei contratti di lavoro temporaneo.
Rispetto all'altra questione nodale riguardante la riforma dell'Ue e dell'euro, Cdu-Csu e Spd hanno concordato in linea di principio con le proposte di Emmanuel Macron, in particolare quella connessa alla creazione di un bilancio comunitario sotto il controllo di un ministro delle finanze europeo.
Non è che la Germania avesse molte altre alternative in questa fase di offuscamento della statura internazionale di Angela Merkel come leader europeo. Sebbene risultasse prima nei sondaggi di settembre 2017, la Cdu ha infatti segnato la peggior performance dal secondo dopoguerra. Era il 1949. Probabilmente il cancelliere ha pagato a caro prezzo la scelta di aprire le porte della Germania a 1 milione di migranti e rifugiati nel 2015. Come testimonia l’ascesa della formazione di estrema destra Afd.