A sorpresa sono i Liberali (11,5% delle preferenze) e i Verdi (14,8%) i primi a lanciare le manovre in vista delle trattative per la formazione del nuovo governo tedesco, il primo del ‘dopo Merkel’. Se da un lato, Olaf Scholz per i Socialdemocratici (25,7 dei voti) e Armin Laschet per l’Unione conservatrice (24,1%) reclamano ognuno per sè l’incarico a formare il futuro esecutivo sulla base di un risultato sul filo del rasoio (la Spd avanti di meno di due punti rispetto alla Cdu/Csu), dall’altro sono i partiti di seconda linea a prendere l’iniziativa.
Il capo dei liberali Christian Lindner, dall’alto del suo 11,7%, lancia un chiaro messaggio quando a poche ore dalla chiusura delle operazioni di voto sottolinea quanto sia “auspicabile che i partiti che avevano lottato contro lo status quo per prima cosa parlino assieme”. Il riferimento è ai Verdi e la risposta di uno dei due leader della formazione ambientalista, Annalena Baerbock, non si fa attendere: “È più che sensato che partiti anche distanti parlino tra di loro in diverse costellazioni. Non si tratta di individuare il minimo comun denominatore, ma di porre le basi per costruire il futuro”. Poco dopo il co-leader, Robert Habeck, chiarisce: dato che le trattative per mettere in piedi una coalizione a tre saranno molto complicate, “sarà d'aiuto che parlino assieme forze politiche anche lontane tra loro per vedere se sia possibile costruire ponti e trovare progetti comuni”.
Non a caso, Habeck evoca sia la coalizione ‘Giamaica’ (Cdu/Csu, Verdi e liberali) che la possibilità di una maggioranza ‘semaforo’ (Spd, Verdi e liberali). L’importante – nella sua visione - è evitare gli errori fatti a livello nazionale, quando un’alleanza ‘Giamaica’ fallì proprio per il dietrofront di Lindner, con la conseguenza che alla fine prese forma una nuova edizione della Grosse Koalition tra Cdu/Csu e Spd.
Intanto Scholz, probabile prossimo cancelliere, ha fatto sapere che intende “fare di tutto” per concludere i negoziati per un nuovo esecutivo “prima di Natale”.