Si chiama Michelle O’Neill, ha 47 anni e il 3 febbraio è diventata la prima ministra dell’Irlanda del Nord, che torna così ad avere un governo dopo due anni. O’Neill è vicepresidente del Sinn féin, partito repubblicano dalle radici cattoliche, favorevole alla riunificazione tra Irlanda e Irlanda del Nord, nonché a lungo considerato il braccio politico dell’organizzazione militare Ira.
Quello di O’Neill non è un nome a caso. Suo padre era stato incarcerato per i suoi legami con l’Ira, mentre un suo cugino era stato ucciso dall’esercito britannico.
In Irlanda del Nord, nel frattempo, le divisioni non sono scomparse, ma sono gestite in base alla formula della divisione del potere sancita dagli accordi del venerdì santo (siglati 25 anni fa).
Così, insieme a O’Neill ha prestato giuramento anche la vice prima ministra unionista Emma Little-Pengelly, il cui padre fu arrestato con l’accusa di aver cercato di comprare armi destinate ai gruppi paramilitari protestanti. O’Neill e Little-Pengelly condividono il potere, sebbene siano posizionate su sponde opposte.
La questione dell’unità dell’Irlanda resta presente, ma i sondaggi indicano che il 40 per cento degli elettori nordirlandesi è favorevole all’unione con il sud, un altro 40 per cento è contrario, mentre il 20 per cento è indeciso. I tempi di un’unica Irlanda non sembrano così vicini.