La scelta è stata azzeccata. Lei, con quell’andatura un po’ rigida, è salita sul palco in occasione del Congresso del partito conservatore a Birmingham ancheggiando al ritmo del gruppo svedese. Theresa May, che non è certo una ballerina, ha sorpreso la platea, dimostrando autoironia, che per i britannici è qualcosa di molto importante.
Poi, sin dall’inizio del suo intervento, ha sferrato una serie di attacchi, cominciando da Jeremy Corbyn, accusato di avere trasformato il Labour in un partito anti-britannico e di volere fare la stessa cosa con il Regno unito qualora diventasse primo ministro.
Ha, poi, difeso il suo piano per la Brexit, presentato come una ragionevole via di mezzo per mantenere buoni rapporti con l’Ue senza compromettere l'unità nazionale in Irlanda del Nord.
Una stoccata l’ha anche dedicata al suo compagno di partito, Boris Johnson, che si lasciò sfuggire un "fuck business", mandando a quel paese la Confindustria contraria alla Brexit. E May replica con voce sicura: "Back business", sosteniamo il business, un modo per sottolineare il gap tra lei e l’ex sindaco di Londra.
Ha, quindi, concluso il suo discorso spiegando che "il nostro futuro è nelle nostre mani" e ha anche sottolineato che la Gran Bretagna "non ha paura" di una Brexit senza accordo, "se necessaria", chiedendo alla controparte "rispetto" e aggiungendo che "non accetterà mai" un accordo che divida l'Irlanda del Nord dal resto del Regno o che "tradisca il referendum" del 2016.
Forse non basterà a salvare lei e la Brexit. Ma Theresa May, ribattezzata "Dancing queen", potrebbe continuare a ballare ancora per un po' a Downing Street.