Prospettive grigie per l'economia britannica nel caso in cui sia approvato l'accordo di divorzio dall'Ue sottoscritto dalla premier Theresa May con Bruxelles. Ma questa volta a dirlo è lo stesso Governo.
L'economia del Regno Unito è destinata a perdere fino al 3,9% di Pil entro 15 anni con la Brexit. Lo prevedono gli scenari elaborati dal Tesoro. La contrazione sarebbe, tuttavia, maggiore (9,3%) in caso di “no deal”, ossia di un traumatico divorzio senz'accordo. In termini assoluti, il costo della separazione dall'Ue da qui al 2033 viene indicato fra un minimo di 60 miliardi di sterline e un massimo di 200 con il “no-deal”.
Occorre precisare che il documento non prende in esame il contenuto dell'accordo sottoscritto dalla premier, essendo stato preparato prima, ma si basa comunque sulle linee negoziali del Libro Bianco (White Paper) presentato a suo tempo dal governo May.
Ma nei giorni scorsi qualcun'altro ha fatto i conti della Brexit. Il National institute of economic and social research (Niesr) - in uno studio commissionato dalla campagna "People's Vote" che chiede un secondo referendum - ha stimato il costo per l'economia britannica dell’intesa raggiunta da Theresa May in 100 miliardi di sterline nell'arco del prossimo decennio (fino al 2030).
Per capire qualcosa in più occorre attendere il voto parlamentare dell'11 dicembre. In quel giorno si capirà quale sia il futuro possibile per il Regno Unito.